-Ce lo insegnano gli squali-
Io sono figlia di un epoca in cui le pastigliette al fluoro erano il pane quotidiano, ricordo ancora benissimo la confezione, al mio tempo rosa.
Il web è ricco di articoli che sostengono ancora questa abitudine e di altri che la sconsigliano.
Ci si ritrova così pieni di dubbi, con un bimbo piccino e l’oggettiva incapacità di decidere se tale integrazione sia opportuna oppure no.
Con questo articolo voglio spiegarti perché, nella maggior parte dei casi, non è necessaria.
Per l’occasione mi faccio aiutare dagli squali.
I denti dello squalo sono molto simili ai nostri denti, si differenziano nella composizione per il semplice fatto che il loro smalto è quasi interamente formato da fluorapatite (lo stesso cristallino del nostro smalto a cui si è aggiunto lo ione fluoro).
Più o meno la stessa condizione in cui ci troveremmo noi se in fase di sviluppo dei denti assumessimo fluoro attraverso integratori: il nostro smalto avrebbe una massiccia presenza di questo tipo di cristallino, solubile ad un’acidità inferiore rispetto al cristallino naturale.
A questo punto la domanda che si sono posti i ricercatori qualche decennio fa è stata:
Il fluoro legato strutturalmente al dente, fin dalla nascita, per le caratteristiche che ti ho indicato sopra, protegge dalla carie?
Hanno studiato come si comportava lo smalto di un dente di squalo sottoposto all’acidità a cui quotidianamente sono esposti i denti umani. E hanno visto che anche lo smalto di squalo, pieno di fluoro, non era immune all’attacco degli acidi.
Le conclusioni che derivano da questi studi sono quindi che il fluoro legato strutturalmente allo smalto non è efficace nel diminuire la demineralizzazione, primo stadio della carie.
E, non essendo possibile quantificarne con precisione la dose di assunzione effettiva, questo tipo di integrazione predispone allo sviluppo di fluorosi dentale (macchie sui denti che vanno dal bianco gessoso al marroncino).
In sintesi: il fluoro assunto come integratore rende il dente più resistente agli acidi, ma non abbastanza da proteggerlo dalla carie e può portare allo sviluppo della fluorosi dentale.
Cosa succede invece se il fluoro anziché essere inglobato nella struttura del dente si trova solo nello strato più esterno?
Si ha un effetto molto più potente del fluoro sistemico nella prevenzione della demineralizzazione e quindi della carie.
Questo perché il fluoro per essere efficace nella prevenzione della carie dev’essere presente al posto giusto, al momento giusto e nella giusta quantità. Per ottenere concentrazioni basse, costanti efficienti ed efficaci è sufficiente lavarsi i denti 2 volte al giorno con dentifricio al fluoro.
Lo stesso Ministero della Salute nelle linee guida per la prevenzione della carie, raccomanda l’utilizzo di un dentifricio fluorato (almeno 1000ppm) in dose pea-size (circa come un chicco di riso) dai 6 mesi ai 6 anni. Mentre la raccomandazione all’utilizzo degli integratori (quindi compresse o gocce) non ha evidenze forti e deve comunque essere riservata solo ed esclusivamente ai casi di oggettiva difficoltà di somministrazione topica di fluoro attraverso il dentifricio.
Tieni presente che lo smalto è un tessuto dinamico che va incontro a demineralizzazione e remineralizzazione più volte al giorno e se trova in quel momento fluoro libero lo andrà a catturare per formare una superficie esterna più resistente. Ed è questo tipo di situazione la pietra miliare nella prevenzione della carie.
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