ALITOSI: COME VENIRNE A CAPO

6 Dicembre 2019

-si va un po’ per tentativi all’inizio, ma man mano si stringe il cerchio e si arriva alla soluzione-

Hai presente quando stai parlando con una persona e vorresti nella migliore delle ipotesi fare un passo indietro o metterti una mano davanti a naso e bocca per proteggerti dall’odore del suo alito?

O magari quella persona sei tu, te ne accorgi e sei a disagio, e non fai che mangiare caramelle alla menta nella speranza di mascherare il problema.

L’alitosi è un problema sociale. Mette a dura prova i rapporti umani. Ed è perciò una condizione che va risolta.

Alitosi: la causa più comune.

La prima cosa da fare, quando ci si rende conto di soffrire di alitosi, è rivolgersi al dentista o all’igienista dentale.

Nel 80-85% dei casi la causa è proprio in bocca.

I fattori implicati in bocca sono:

  • tasche parodontali,
  • grosse carie,
  • fattori che favoriscono il ristagno del cibo: punti di contatto mancanti tra i denti, otturazioni imprecise, …
  • lesioni delle mucose,
  • lingua molto solcata,
  • saliva scarsa o assente.
  • Per spingerci un po’ più indietro: tonsille cavernose.

Tutte queste situazioni sono accomunate da una cosa: la presenza di batteri particolari che producono i cosiddetti VSC Composti Volatili Sulfurei, responsabili della maggior parte dei casi di alitosi.

Il clinico deve escludere la presenza di queste situazioni, favorenti lo sviluppo di questi gas, e soprattutto valutare l’efficacia nella pulizia quotidiana dei denti. Nella maggior parte dei casi il problema risiede qua.

Cosa fare praticamente?

Solita cosa noiosa: pulire. Ma pulire bene e dappertutto. Denti, spazi interdentali e lingua. E magari controllare anche l’efficacia con il rivelatore di placca. Lo spazzolamento della lingua o meglio ancora il raschiamento con gli appositi pulisci lingua elimina gran parte dei batteri responsabili.

La riduzione meccanica dei batteri che si ottiene in questo modo è praticamente gratuita e senza effetti collaterali.

La seconda opzione è schierare l’artiglieria: si va di antibatterici.

Il più efficace antibatterico in questo caso è la Clorexidina, seguita da Zinco, Cetilpiridinio Cloruro e Triclosan, veicolati preferibilmente da collutori o, in alternativa, da dentifrici.

La clorexidina è la più efficace, ma ha un grosso limite: non può essere usata per lunghi periodi perché può causare resistenza, altera il gusto, può macchiare.

Negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede l’utilizzo dei probiotici in alternativa agli antibatterici. Si cerca di favorire i batteri buoni e fare in modo che questi batteri buoni entrino in competizione con i cattivi “rubandogli il posto”. In caso di alitosi il Lactobacillus Salivarius WB21 sembra essere efficace, ma per dirlo con fermezza sono necessari altri studi.

La terza opzione non è una soluzione, è un effetto transitorio, molto breve. Sono i chewing gum e le caramelle alla menta e tutti quei prodotti (compresi dentifrici, spray, collutori) con aromi molto intensi, ma senza principi attivi specifici, che coprono l’alito pesante.

Quando la bocca non c’entra.

Quando la causa non è la bocca, quindi nel 15-20% dei casi, l’alitosi può derivare dal cibo (cipolla, aglio, spezie) da alcol, fumo, da malattie sistemiche (diabete, problemi renali e epatici, disturbi metabolici…), da farmaci, problemi gastrointestinali (reflusso, infezione da helicobacter pylori, ernia iatale…), malattie a carico del sistema respiratorio (sinusiti, bronchiti…).

Tutte condizioni che richiedono l’intervento di specialisti diversi da dentisti o igienisti dentali, a cui ci si deve rivolgere una volta esclusa la causa orale. Si va un po’ per tentativi e per esclusione, indagando la presenza di patologie riconducibili all’alitosi. In questo caso la terapia è la guarigione della malattia a monte.


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